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mercoledì 16 novembre 2011

L'eredità Berlusconi-Gelmini: Ci sono 10mila prof a rischio


Scuola pubblica
Dal prossimo anno anche il personale in esubero della scuola potrà essere posto in mobilità per due anni: se al termine del biennio docenti e Ata non saranno stati ricollocati professionalmente, anche in altri comparti pubblici, non percepiranno più lo stipendio. Il provvedimento, contenuto nel decreto legge sul maxi-emendamento della legge di stabilità economica, riguardante tutto il personale della pubblica amministrazione, rappresenta una novità assoluta per gli insegnanti ed il personale non docente della scuola: dipendenti che sino ad oggi hanno potuto trovare collocazione rimanendo a disposizione dei dirigenti scolastici, pur in assenza di posti liberi relativi al loro specifico profilo professionale. 

Nella scuola la norma, che comunque non cita la parola licenziamento, potrebbe avere un'applicazione su grandi numeri: nell'anno in corso, infatti, sono quasi 10mila gli insegnanti privi di cattedra: molti di loro sono rimasti semplicemente «a disposizione». A loro si aggiungono qualche altro centinaio tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. La procedura prevista attraverso l'ultimo atto del governo Berlusconi indica che dal 1° settembre il personale in esubero - di pubblico impiego, scuola e università - potrà essere posto in mobilità territoriale, anche intercompartimentale. In tal caso, passando in un altro ministero, per i docenti si tratterebbe dell'addio all'insegnamento: verrebbero infatti trasformati in semplici impiegati. 

Il trasferimento avverrebbe pure in caso di mancata accettazione da parte del lavoratore in sovrannumero, che dovrà così accettare in modo forzato il passaggio su altre province o profili professionali. Immediate le proteste sindacali. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief, se si vuole introdurre nella pubblica amministrazione la logica del privato «dovremmo prima rimuovere i ministri, i direttori generali, i dirigenti scolastici che non hanno reso efficiente il sistema scolastico, prima di infierire sui professionisti della scuola: ricorreremo alla magistratura, unico baluardo del diritto di fronte alla mortificazione del lavoro».

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